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08/07/2021

Prime riflessioni sulla Relazione 2020 dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali

a cura di Antonio Venditti e Alice Minisini

Venerdì 2 luglio, il Presidente dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, Pasquale Stanzione, ha presentato al Parlamento la Relazione annuale[1] delle attività svolte nell’anno 2020 ed illustrato quali sono i principali scenari che, nel prossimo futuro, si delineeranno in materia di data protection.

Come era lecito presumere, ampio spazio è stato dedicato alle limitazioni alle libertà individuali scaturite dalla situazione emergenziale che ha caratterizzato a livello globale l’ultimo anno. In questi termini, infatti, si è giustamente osservato come il perseguimento di un interesse collettivo superiore (nella fattispecie, la salute pubblica) non può e non deve prescindere dalla salvaguardia delle altre istanze di tutela dei singoli - quali, ad esempio, la protezione dei dati personali - tanto nella loro dimensione individuale quanto in quella “diffusa”.

Dalle parole dell’Autorità, si intende con chiarezza come l’isolamento a cui siamo stati costretti (e la conseguente dislocazione della socialità e delle attività lavorative sulle piattaforme digitali), abbia reso ancor più evidente l’importanza della tutela dei diritti fondamentali della persona, oggigiorno (almeno in parte) trasferitisi dal mondo analogico alla “infosfera” post-pandemica.

In tal senso, il Presidente Stanzione ha affermato come “[l]a funzione sociale della privacy è resa ancor più evidente in una congiuntura, come l’attuale, contraddistinta da rilevanti trasformazioni nel rapporto tra singolo e collettività, tra libertà e poteri, che rendono questa stagione quasi costituente sotto il profilo della garanzia dei diritti” enfatizzando il ruolo moderno della protezione dei dati che “può rappresentare un prezioso strumento di difesa della persona da vecchie e nuove discriminazioni e di riequilibrio dei rapporti sociali”.

In quest’ottica, il Garante ha rivolto la propria attenzione alle principali tecnologie innovative che, se impiegate con consapevolezza nel rispetto della normativa applicabile, possono costituire lo strumento attraverso il quale l’individuo esprimerà la propria personalità digitale abilitando l’espressione di sé anche nell’online ma che, al contrario, se utilizzate in modo “improprio” (o anche solo “distorto”) potrebbero minare le fondamenta della società democratica di cui facciamo parte[2].

Peraltro, la dicotomia tra sfera pubblica e privata della protezione dei dati personali è stata declinata anche nella sua dimensione geopolitica ed “economica”.

Senza pretesa di esaustività, infatti, il Garante ha chiarito come l’Unione europea dovrebbe assurgere a locus amoenus della data protection, ponendosi come luogo di incontro tra i due estremi digitali - rappresentati, da un lato, dall’“imperialismo digitale cinese” e, dall’altro lato, dal “liberismo dell’innovazione” statunitense - il tutto per scongiurare l’illecita ingerenza pubblica nella dimensione privata del cittadino ovvero la creazione della cosiddetta zero price economy[3].

Insomma, al netto dei singoli temi      affrontati dall’Autorità, pare potersi affermare che il fil rouge “programmatico” della Relazione 2020 sia stato l’analisi e la ricerca di un bilanciamento tra libertà e sicurezza declinato nella forma di un dialogo tra interessi privati e pubblici.

La commistione di argomenti trattati nella Relazione 2020 del Garante altro non è che lo specchio in cui si riflettono le sfide (e le opportunità) data protection del prossimo futuro, periodo nel quale le esigenze individuali e collettive si faranno sempre più trasversali richiedendo, da un lato, una maggiore (auto)consapevolezza del cittadino e, dall’altro lato, un’azione puntuale e coordinata di tutti gli attori coinvolti, dal legislatore alle imprese, passando ovviamente per le Autorità europee in materia di protezione dei dati personali.    

Ad ogni buon conto, il nostro primissimo commento “a caldo” sulla Relazione 2020 è solo un’anticipazione delle riflessioni che svolgeremo il prossimo 22 luglio durante il webinar PrivacyTalks Ep. I: Relazione annuale del Garante.



[1] Il testo integrale della Relazione è disponibile sulla pagina istituzionale del Garante al seguente link: https://garanteprivacy.it/web/guest/home/docweb/-/docweb-display/docweb/9676435.

[2] Si pensi, ad esempio, alla possibilità di utilizzare l’intelligenza artificiale per danneggiare un individuo creandone un cd. deep fake virtuale o, all’opposto, come abbiamo rilevato nella nostra esperienza professionale, di impiegare tale tecnologia per rendere più attendibili le diagnosi da Covid-19.

[3] Ossia da un modello economico in cui la gratuità del servizio sia soltanto apparente quando, in realtà, il corrispettivo è costituito dalla facoltà di utilizzare (rectius, sfruttare illimitatamente) i dati personali raccolti nell’ambito dell’erogazione del servizio stesso.

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