Privacy&
2020/0
Indice
Il quadro normativo
Lex non lex sed lex aut lex ut lex plus lex quam lex: quando la legislazione si fa virale
Benvenuta “mascherina”, purché conforme alla normativa: quale?
L'approfondimento
Covid-19, data protection e re-opening: cosa fare?
Smart working e controllo dei dipendenti ai tempi del Covid-19
La privacy applicata
Smart working nell’emergenza Covid-19: spunti per la ripartenza
L' intervista
Intervista al Funzionario presso il Garante per la protezione dei dati personali, Avv. M. Massimi
Nota di costume
Un’app “virale” per sconfiggere la pandemia
Lo stato di emergenza generato dal diffondersi del virus Sars CoV-2 ha palesato la necessità di ricorrere a tutti gli strumenti potenzialmente idonei ad arginare il contagio, proteggendo la salute individuale e collettiva. Ogni strategia possibile ed apparentemente in grado di arginare il pericolo deve seriamente essere però vagliata e soppesata al fine di comprendere se il “prezzo” che si è costretti a pagare appare (tutto sommato) equo se paragonato al risultato ottenuto.
Tra tamponi faringei, test sierologici e misure di distanziamento sociale, una delle armi a disposizione sembrerebbe risiedere (anche) nell’implementazione di sistemi di c.d. contact tracing digitale, in grado di realizzare una mappatura dello snodarsi del contagio attraverso diverse fasi di analisi.
Lo sviluppo di queste tecnologie consentirebbe agli utenti di essere allertati nel caso in cui fossero entrati in contatto con un soggetto risultato positivo al virus, e quindi di adottare le opportune misure di isolamento e richiedere la necessaria assistenza sanitaria.
Tali soluzioni, tuttavia, destano non poche preoccupazioni sotto il profilo della data protection. Infatti, se non in compliant con i principi dettati dalla normativa europea e nazionale applicabile al trattamento dei dati personali, rischierebbero di determinare una lesione dei diritti degli utenti interessati.
In Italia, a valle di un bando di selezione indetto dal Ministro per l’Innovazione, nonché della affermata convinzione della necessità di un’unica app “nazionale”, è stata scelta “Immuni”. La app potrà essere scaricata su base volontaria e sfrutterà la tecnologia bluetooth, raccogliendo una quantità minima di dati personali che, cessato lo stato di emergenza, dovrebbero essere eliminati.
Nonostante le rassicurazioni a livello tecnico e normativo, molti dubbi non sembrano tuttavia ancora trovare risposte certe.
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